Praticare sport con una pancia
sempre infiammata non è molto facile. Sono sempre stata una sportiva. Ho sempre avuto problemi.
Il nuoto
Mi sono appassionata allo sport alle elementari. In terza elementari ho iniziato a frequentare un corso di nuoto con la scuola. Mi ricordo ancora il freddo dell’acqua e la dittatura degli istruttori. Non ci si poteva asciugare gli occhi con le mani. Dovevi immergerti e poi sbattere forte le palpebre per far andare via l’acqua. Crescendo ho capito che quello era necessario per abituarsi al cloro e all’acqua stessa, senza avere bruciore agli occhi ogni volta che ci si immergeva in una piscina. All’epoca mi sembrava una tortura, e come tutti i bambini, appena gli istruttori non guardavano ci si dava una bella strizzata con le mani.
Nonostante quello, il nuoto mi piaceva, era divertente nuotare, stare in acqua. La fatica non si sentiva, e quando si usciva c’era quella sana fame che avresti mangiato il mondo, e il cibo era più buono.
La palestra
Ho iniziato il nuoto a 8 anni e per 10 anni non l’avrei più abbandonato. Con l’università e il trasferimento a Torino non ho più potuto continuare ad allenarmi e così ho abbandonato a malincuore l’acqua e mi sono rivolta alle palestre. Mi sono approcciata al mondo del fitness dapprima con la classica scheda per la sala attrezzi, ma non sono durata molto lì. Era noioso, gli esercizi ripetitivi e non avendo nessuna passione ho lasciato presto. Sono però passata ai corsi. Quelli li avrei frequentati di nuovo per 10 anni. Erano interattivi, si conoscevano altre persone, e variavano, non erano noiosi. Premetto che non sono mai stata granchè coordinata, quindi mi iscrivevo a quelli semplici di tonificazione, in quanto le coreografie riuscivo ad impararle quando ormai era finita la lezione.
Devo dire però che in quei corsi mi conoscevano sempre tutti. Conoscendo la mia bravura cercavo sempre di mettermi in disparte, ma chissà perchè venivo sempre notata dall’istruttrice e quindi da tutta la classe. Probabilmente si sentiva talmente osservata da me che non poteva non notarmi. Pensavo che se l’avessi guardata attentamente sarei riuscita ad impadronirmi della tecnica che tutte sembravano avere. Tutte, eccetto me. Non sono una che se la prende, se sbagliavo ci ridevo su e andavo avanti. Ero lì per muovermi e divertirmi, il resto non importava.
Sono sempre stata in movimento, notavo che se stavo più di due settimane ferma senza fare nulla il mio corpo reclamava le sue endorfine da sport e quindi dovevo rimettermi in moto.
Ho frequentato tantissimi corsi negli anni, da quelli di tonificazione, , allo yoga, passando per il pilates, il jeccercize fino ad arrivare a quelli di autodifesa. Mi è sempre piaciuto sperimentare, provare cose nuove e ogni anno avevo l’occasione per farlo.
L’unica cosa che non mi permetteva di dare il 100% era la mia infiammazione.
Con gli anni ho collegato molti pezzi della mia vita legati a questo. Per esempio alle elementari e al liceo la corsa nell’ora di educazione fisica era una tortura. Nonostante praticassi sport, mi mancava subito l’aria e mi veniva subito male all’appendicite. Non avevo nessuna resistenza. Con il passare del tempo questa sensazione mi ha sempre accompagnata, anche nei corsi in palestra, se sforzavo un po’ di più, o aumentava il cardio, boccheggiavo. L’aria mi mancava subito e il più delle volte mi veniva anche la nausea. Quando ancora non avevo iniziato le indagini sul mio malessere, pensavo di essere semplicemente scarsa. Che il mio corpo non fosse fatto per fare cardio.
Quanto mi sbagliavo!
La nausea
Purtroppo in quel periodo soffrivo anche di nausea e vomito, non mi succedeva tutte le settimane, ma mi capitava spesso di dovermi fermare durante una lezione un po’ più impegnativa e lasciarla. Senza preavviso mi saliva la nausea, e molte volte vomitavo. E si, mi è capitato diverse volte di dovermi fermare per strada a vomitare, non riuscivo ad arrivare a casa.
I dottori mi avevano spiegato che era normale, la colite si infiammava e portava al vomito. Ma ovviamente c’era poco da fare. Si prendeva un antiacido o una pastiglia per calmare l’infiammazione e si proseguiva come sempre.
Per me era demotivante, sapevo di poter fare di più, ma ero sempre frenata e avevo sempre paura di esagerare. Una volta vomitato stavo meglio, ma diciamo che preferivo stare bene. Non volevo arrivare a quegli episodi.
Lo yoga
Mi sono avvicinata allo yoga quando ho iniziato a lavorare, per calmare lo stress era una pratica che mi aiutava molto. Anche con quello però avevo dei grossi problemi di nausea. Ovviamente basandosi sulla respirazione “di pancia” e avendo diverse figure che massaggiano anche gli organi interni, raramente riuscivo a finire la pratica. Ogni movimento che andava ad agire sugli addominali era a rischio. Se il movimento interessava la pancia difficilmente riuscivo a farlo senza attivare l’intestino e quindi la nausea.
Lo sport come antinfiammatorio
Nonostante questo, come scritto in precedenza, mi sono sempre tenuta in movimento. Era comunque invalidante per certi aspetti. Se non vomitavo mi potavo la nausea dietro per tutto il giorno. A volte speravo si sfogasse, in questo modo sarei stata meglio, ma non sempre raggiungeva l’apice. A volte rimaneva lì per giorni, un malessere generale, un annebbiamento mentale che mi accompagnava anche per lunghi periodi.
Fare sport sicuramente mi aiutava a scaricare un po’ l’infiammazione. Smuovendosi, l’intestino lavorava meglio e scaricavo un po’ l’aria che mi si formava, diminuendo un po’ gli spasmi e i crampi. Non era la soluzione risolutiva, ma sicuramente aiutava molto. Senza, sarebbe stato molto peggio.
Consiglio a tutti quelli che soffrono di colon irritabile, infiammazione, di praticare sport, anche leggero. Ma di fare una camminata, una seduta in palestra, qualcosa che aiuti l’intestino a sfogarsi, a buttare fuori un po’ di irritazione, in modo che possa essere più rilassato e meno fastidioso.
Io l’ho fatto, e aiuta davvero.